Settembre: Tempo di ri-partenze e Nuovi percorsi
“«Che cosa vuol dire addomesticare?», disse il Piccolo Principe alla volpe.
Rispose la volpe «Vuol dire “creare legami” …
Se tu mi addomestichi noi avremo bisogno l’uno dell’altro.”
“Creare Legami” è uno stare accanto di cui hanno bisogno i piccoli, i medi e i grandi. Si, perché non sono solamente le bambine e i bambini, che ad una nuova avventura, possono sentire la fatica del distacco e i timori del cambiamento
E partiamo proprio da questo; dal saper ascoltare le nostre emozioni e da poter dare spazio a pensieri, riflessioni, paure condividendole con chi ci fidiamo e con chi sa ascoltarci in modo autentico, senza giudizi. Come mi sento? Che parola meravigliosa è “sentire” perché provare emozioni, percepirle e condividerle non è “roba da deboli” ma un grande atto di coraggio in una società dove quando si sente la parola connessione, si immagina subito il mondo legato alla rete e al wi-fi. Essere connessi è uno stato che riguarda la nostra persona che tende a creare un legame con sè stesso, a prendersi tempo per ascoltarsi e percepirsi; a creare una sintonia tra ciò che è dentro e ciò che è fuori.
Bene! Un primo passo verso i nuovi inizi, nuovi percorsi e ri-partenze parte proprio da noi, mamme e papà, che abbiamo un ruolo fondamentale per i nostri figli: quello di accompagnarli e condurli nel loro percorso di crescita. Loro hanno bisogno dello stare in relazione con noi, dove il senso di fiducia e di sicurezza è ciò che è bene perseguire nell’agito quotidiano. Quindi, dopo avere respirato a lungo ed esserci presi il tempo per sentire come viviamo quell’inizio, abbassiamoci a loro livello oppure sediamoci accanto a loro e osserviamoli provando a comprendere come loro si possono sentire. Disconnettiamoci da qualsiasi dispositivo, da qualsiasi distrazione e prendiamo un tempo sospeso, anche se ritagliato nella frenesia della quotidianità, ma creiamolo quello spazio.
Ci sono parole belle che aiutano in queste fasi e sono accogliere, stare in ascolto, sguardi, sostenere e talvolta quando si leggono, la domanda che potrebbe suscitare è: ma come posso fare tutto questo? Credo che nessuno possa diffondere ricette preconfezionate da utilizzare nei momenti delicati della crescita di una famiglia e ciò che potrei, attraverso queste semplici parole, è scrivere per accompagnare a riflettere su queste posture nella vita quotidiana.
Accogliere ha insito dentro la parola cogliere, raccogliere i suoi bisogni. Quando la bambina oppure il bambino è appena uscito dalla scuola, non ha sempre voglia di rispondere a tante domande o avere i pomeriggi occupati, sempre, da mille attività. Dopo un’intera giornata di nido o scuola infanzia, i tempi devono essere lenti per riuscire a ordinare ciò che sente.
Stare in ascolto. Prima ascoltiamoci per poi essere pronti a chiedere “Come ti senti?”. Non sempre ciò che viene ascoltato è il linguaggio verbale anzi ciò per cui dobbiamo fare attenzione è quello non verbale. Osserviamo i nostri figli e cogliamo i segnali del loro comportamento, dei loro gesti, dei loro movimenti. Fermiamoci e prendiamoci tempo per farci domande e contestualizzare “Che cosa mi vuole dire?”. I bambini e le bambine che iniziano a verbalizzare non hanno una piena capacità di spiegare con le parole le loro emozioni e i loro comportamenti, diventano segnali fondamentali
Essere guardato. I bambini lo sanno quando sono pensati e stiamo autenticamente con loro. Non vogliono bugie o essere presi in giro.
Mi viene in mente il delicato momento dell’ambientamento oppure i semplici distacchi quando dobbiamo lasciargli con nonni, zii, baby sitter, dove quando il bambino si volta oppure è impegnato in qualche gioca si assiste al “fuggi, fuggi”. Questa modalità crea una grande insicurezza al bambino, pertanto, quando andate via salutateli sempre, anche se scapperà qualche lacrima con il tempo imparerà che tu vai via e poi ritornerai.
Sostenere è credere in loro. Hanno bisogno di noi come figure che gli danno sicurezza, confini e limiti. Facciamo attenzione alla coerenza dei nostri messaggi verbali e non verbali, cioè che cosa dice il nostro corpo, il nostro tono e il nostro sguardo. Siamo sicuri di loro e diamogli fiducia. I bambini crescono affiancati da figure adulte che sostengono e supportano e non che si sostituiscono a loro, per timore che non possa essere capace di.
Vorrei concludere, rivolgendo un ultimo gesto di cura che consiste nel condividere la parola tempo. Prendetevi tempo per comprendere che le ri-partenze e i nuovi percorsi riguardano anche voi e che, come i bambini, abbiamo bisogno di un tempo unico per abituarci ai cambiamenti. Abbiamo bisogno di tempo per conoscere un figlio durante i suoi cambiamenti che possono essere disorientanti e abbiamo bisogno di comprendere i tempi di ognuno, che sono talvolta differenti.